1

-m, -t, -n, -s > -

Questa formula significa che le consonanti in fine di parola cadono. Ad esempio FACTUM diventa factu. CASAM diventa casa. Solo le parole composte da una sola sillaba restano come sono: CUM, per esempio, che è diventato con.

2

vocale non accentata soprattutto prima di r, l, m > -

Le vocali non accentate sono vocali deboli. Se si pronuncia la parola DOMINA si sente benissimo che la vocale più debole è la i. Quella i cade proprio perché è debole. Quindi DOMINA diventa domna, SPECULUM diventa speclu (la m finale cade già prima della vocale non accentata). Ci sono molte parole in cui questo fenomeno non si è verificato. Ad esempio PERICULUM diventa pericolo, VEHICULUM diventa veicolo. Riesci a immaginare perché? Perché sono delle parole dotte, ovvero delle parole che sono state usate da persone colte e sono entrate a far parte del vocabolario comune solo dopo che la caduta delle vocali deboli aveva già avuto luogo.

3

h > -

La H cade sia all'inizio della parola che all'interno. HORA diventa ora, SCHOLA diventa scola.

4

ae > ɛ
oe > e

AE e OE sono dittonghi del latino classico. Per un fenomeno di assimilazione, chiamato monottongamento, AE diventa ɛ (ovvero una e aperta, come è in francese) e OE diventa e (ovvero una e chiusa, come é in francese). GRAECUM diventa grecu e POENA diventa pena. La differenza tra la e chiusa e la e aperta è molto importante quando avverrà il fenomeno contrario, il dittongamento (vedi fenomeno 14 sullo schema). NB: il dittongo latino AU cade molto più tardi, vedi fenomeno 16!

5

e, i + vocale > j + vocale

Se E ed I si trovano prima di una vocale diventano j(jod), ovvero un suono simile alla i del tedesco Jacke o dell'italiano pianta; si tratta di una i pronunciata strisciando la lingua sul palato: questo fenomeno si chiama quindi palatalizzazione di e ed i prevocaliche. Alcuni esempi: FOLEA diventa folja (si capisce quindi che la tendenza va verso l'attuale pronuncia foglia, vista la vicinanza alla l: per capire meglio si può provare a pronunciare la parola 20 volte di seguito molto velocemente).

6

s + consonante > ǐs + consonante

Questo fenomeno spiega perché in francese e in spagnolo da STELLAM si è arrivati a istella, poi a estrella in spagnolo e a étoile in francese. In latino volgare, infatti, tutte le parole che cominciano con la s impura (ovvero una s seguita da una consonante) vengono precedute da una vocale, la i(ǐ) breve. Solo nel Medioevo questa vocale sparirà progressivamente dall'italiano (vedi fenomeno 18).

7

-ns- > -s-

Il nesso NS- si riduce a -s-. MENSEM diventa quindi mese.

8

-b- > -v- (> -)
-v- > -b-

Questo fenomeno è chiamato betacismo. Quello che può sembrare strano è che vi siamo due fenomeni simmetrici e contrari. V diventa b e B diventa v. In realtà un fenomeno è la reazione all'altro. FABA diventa fava; VOCEM diventa prima boce e poi torna ad essere voce. Lo sappiamo perché ci sono delle iscrizioni che lo provano. In pratica: alcune persone pronunciano v al posto di b, altre, sapendo che è sbagliato, correggono e dicono v dove c'è b, a volte anche in contesti sbagliati (si parla in questi casi di ipercorrettismo).

9

Sviluppo dei sistemi vocalici
ĪǏĒĚĀǍǑŌǓŪ
|\/|\/|\/|
ieɛaɔou

Questo fenomeno è veramente molto importante perché stravolge il sistema vocalico del latino classico. In origine, infatti, le vocali si distinguono per quantità (ovvero lunghezza, si tratta di vocali brevi o lunghe). Nelle lingue derivate dal latino, invece, le vocali si distinguono per qualità (ovvero per grado di apertura, come la e chiusa e la ɛ aperta). Questo schema vale per le vocali accentate. Nelle vocali non accentate non si ha distinzione tra e chiusa ed e aperta o tra o chiusa ed o aperta.

10

consonante + j (≠ r, s) raddoppia e si evolve ulteriormente
tj > ttj > tts

In 5 abbiamo detto che la j è palatalizzata. Questa j porta anche la consonante che la precede a palatalizzarsi (NB: solo se la consonante non è una r o una s, vedi fenomeno 13). In un primo tempo la consonante si raddoppia e poi si palatalizza. RADIUM diventa quindi prima raddjo e poi ha due esiti: razzo e raggio. Ma altri fenomeni sono possibili, ad esempio RATIONEM diventa rattjione e poi ragione.

11

c + e, i > cj > tʃ/ttʃ + e, i
g + e, i > gj > dʒ/ddʒ + e, i

Forse sai che gli italiani, quando leggono il latino, lo pronunciano come veniva pronunciato nel Medioevo, ovvero con CE, CI, GE, GI palatalizzati; i tedeschi invece lo leggono seguendo la pronuncia classica. GENTEM viene dunque letto in due modi. Anche se dal punto di vista grafico non cambia niente, la pronuncia è molto diversa: GENTEM (pronunciato gentem) diventa gente (pronunciato dʒente); CENTUM (pronuniciato kentum) diventa cento (pronunciato tʃento).

12

-ct- > -tt-
-mn- > -nn-
-pt- > -tt-
...

Questo è un fenomeno di assimilazione, ovvero un suono diventa come un altro che gli sta vicino. Ad esempio OCTO diventa otto, DOMNA diventa donna, ecc.

13

r+j > j
s+j > tʃ; dʒ

r e s davanti alla palatale j non raddoppiano come le altre consonanti (vedi fenomeno 10). r scompare e s viene palatalizzata: tutte le parole che finiscono in -ARIUM finiranno in -aio; BASIUM diventa bacio e PHASEOLUM diventa fagiolo.

14

Ě in sillaba aperta > jɛ
Ǒ in sillaba aperta > ѡɔ

Quando la e e la o aperte si trovano in una sillaba aperta (ovvero si trovano alla fine della sillaba) dittongano. E diventa e O diventa ѡɔ. PĚDE diventa pede (la sillaba è aperta: ) e poi piede, HǑMO diventa prima omo (la sillaba è aperta: ɔ) e poi uomo. Un controesempio: FORTEM diventa forte, ma la sillaba (for) non è aperta, quindi non c'è dittongamento.

15

qu + e,o,i,u > c

Davanti a tutte le vocali (ad eccezione di a) il nesso QU si riduce. QUǏD diventa quindi qued e poi che (perché il suono k si scrive ch davanti a e ed i).

16

au > ɔ

Ecco qui l'ultimo dittongo latino. Ha resistito a lungo, ma ora crolla. AU diventa per monottongamento o aperta. AURUM diventa quindi oro.

17

cl > cj/ccj

Il nesso cl (derivato spesso dal suffisso latino -CULUM con caduta della vocale atona, vedi fenomeno 2) si palatalizza e diventa cj oppure ccj. CLAVEM diventa chiave, SPECULUM diventa speclo e poi specchio.

18

is + consonante > s + consonante

Finalmente cade la vocale davanti alla s impura: istella torna ad essere stella.

Fonti

Lo schema è il risultato di un'elaborazione personale di Sara Alloatti durante i suoi studi universitari. Mancando spesso indicazioni precise riguardo all'ambito temporale in cui sono avvenuti i mutamenti fonetici, diverse indicazioni temporali sono supposizioni che permettono di considerare lo schema solo come un'ipotesi di cronologia relativa dei principali mutamenti fonetici presentati.
Le fonti principali sono:

Rohlfs, G. (1966-69), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, 3 voll., Torino, Einaudi.

Wolf, R. Hupka, W. (1981), Altfranzösisch Entstehung und Charakteristik, Darmstadt: Wissenschaftliche Buchgesellschaft.

Simboli fonetici

In questa pagina vengono usati alcuni simboli fonetici IPA (International Phonetik Alphabet). Clicca qui se non sai cosa significano.